Le anche e la paura.

L’articolazione dell’anca è la più resistente del corpo umano. E’ un’articolazione enartrosi (in anatomia, uno dei sei tipi di articolazione mobile – diartrosi -, caratterizzato dalla forma emisferica delle superfici articolari, una concava e l’altra convessa) che permette ampi movimenti in tutti i sensi: movimenti di flessione ed estensione (sul piano sagittale), abduzione ed adduzione (sul piano frontale), rotazione e circonduzione.

L’anca si fa carico del peso del corpo e allo stesso tempo contribuisce alla sua agilità. Grazie a questa articolazione, infatti, è possibile camminare, correre, saltare e compiere tutte le attività permesse dal movimento delle gambe. La testa del femore può compiere un movimento di 360 gradi all’interno dell’acetabolo e ruotare di circa 90 gradi attorno al suo asse. Questa flessibilità è unita alla capacità di sopportare le forze di gravità che agiscono sul corpo. Mentre si corre, ad esempio, la forza dei movimenti del corpo aumenta quella esercitata dal peso del corpo e l’articolazione dell’anca riesce a far fronte a queste forze durante l’intero esercizio.

La mobilità dell’anca può essere condizionata da vari fattori come vizi posturali, piccoli traumi, l’avanzare dell’eta’ e questo potrebbe provocare irrigidimento muscolare.

I muscoli dell’anca sono classificati in due gruppi: il primo gruppo è formato dai muscoli della fossa iliaca (piccolo psoas e ileo psoas), mentre il secondo gruppo dai muscoli della regione dei glutei (grande, medio e piccolo gluteo, piriforme, otturatore interno, due gemelli e quadrato del femore). Il cosiddetto muscolo dell’anima è quello dell’ileopsoas che è un muscolo unico in quanto connette la colonna vertebrale alle gambe ed è direttamente connesso al sistema nervoso centrale che attraversa la colonna vertebrale fino al cervello. Lo psoas è inoltre connesso anche al diaframma.

Due sono le posizioni principali che possono correggere posture errate e movimenti scorretti: la prima è l’anteroversione del bacino, ossia la rotazione in avanti delle ossa iliache sulle articolazioni dei femori. La  seconda è la retroversione che, invece, è la rotazione indietro delle ossa iliache sempre sulle articolazioni dei femori. Questi semplici movimenti sono in realtà difficili da assimilare nel quotidiano e, di conseguenza, risulta veramente importante impararli bene.

In questo caso, ci vengono in nostro soccorso pratiche come lo Yoga, la Danza Aerea e il Pilates.

Attività che aiutano grazie a movimenti consapevoli che sciolgono il bacino fortificando, al contempo, i muscoli dell’addome e quelli dei glutei; le vertebre si potranno così distanziare, dal coccige al tratto cervicale, permettendo una postura corretta e ben allungata. Anche una respirazione corretta diminuirà la spinta in avanti del ventre che si tradurrà in una diminuzione della lordosi lombare con conseguente miglioramento di tutta la colonna vertebrale.

Per la Tradizione Tantrica poi, il bacino è anche sede del primo e del secondo chakra nonché dell’energia Kundalini, l’energia creativa ancora inespressa che, affinché si realizzi, occorre risvegliare ed elevare fino al settimo chakra.

Il primo chakra Muladhara costituisce la radice, la base e il sostegno ed è situato nel perineo alla base della spina dorsale; per attivare questa energia vitale è necessario lavorare sulla zona pelvica che rafforza il carattere e la costanza, migliora il rapporto col cibo e con tutte le attività pratiche e materiali, quelle relative al puro e semplice sostentamento. Attivare questo chakra per bene significa stabilizzarci e aiutarci a superare i timori e le incertezze relative a questioni pratiche e concrete, quali il denaro, il lavoro e la stabilità in generale.

Il secondo chakra Svadhisthana è situato sotto l’ombelico, nella zona del basso ventre dove hanno sede ovaie, testicoli e ghiandole surrenali. E’ la sede della sessualità ed è la dimora delle emozioni più intime e profonde. Irrigidendo il bacino, come spesso e volentieri accade nella cultura occidentale per tabù, vergogna o paura,  significa creare problemi psicosomatici, bloccare il piacere e la gioia delle relazioni con gli altri e delle azioni del quotidiano.

Le anche, quindi, meritano assolutamente tutta la nostra attenzione perché sono la sede di tutte quelle emozioni con le quali non vogliamo sempre confrontarci comprese la rabbia, la paura, l’odio e la violenza che possono sì attivarci in momenti particolari ma anche bloccarci, irrigidire i muscoli ed essere altamente tossici. Basta solo ricordare che le ghiandole surrenali (che si trovano sull’estremità superiore di ciascun rene) secernono a livello endocrino, quindi direttamente nel sangue, la sostanza adrenalina. Questo eccesso di adrenalina nel sangue rafforza le sue proprietà nutritive, i muscoli e l’attività del cervello e del sistema nervoso simpatico. I muscoli agiscono e tutto quello che non serve viene momentaneamente soppresso.

Si legge (in visionelachemica.com) che se le eccitazioni, come quelle prodotte appunto dalla paura, dall’ira, etc sono molto frequenti, si potrebbe giungere a svuotare la riserva ghiandolare e se non si rende possibile il recupero, concedendo un tempo sufficiente per il suo ripristino, si avrà come risultato una deficienza temporanea o cronica di questa ghiandola. In una persona con quest’inconveniente, si nota esaurimento, sensibilità al freddo, perdita di appetito e di gusto per la vita, instabilità mentale caratterizzata da indecisione e una tendenza alla preoccupazione; si nota anche l’inclinazione ai lamenti ed al pianto di fronte alla più lieve provocazione.

Dobbiamo accogliere a braccia aperte quello che ci offre l’adrenalina ma ricordarci che, essendo uomini del nostro tempo, non sempre ci è permesso esprimere al meglio il potenziale cinetico del nostro corpo. L’eventuale rigidità che si incontra nelle anche è spesso dovuta all’incapacità di rilassamento dei muscoli, soggetti a ripetute contrazioni da stress meccanico o psicologico. Questa rigidità inibisce ulteriormente il rilassamento perché quando lo psoas è contratto, la respirazione addominale profonda è compromessa. Qui, come affermato sopra, ci viene in aiuto, come sempre e per sempre, lo Yoga.  

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