Storia del Massaggio …
J.P. Sartre (1943): La carezza non è un semplice sfiorare, è formare.

Il linguaggio del corpo è chiamato comunicazione non verbale o linguaggio paraverbale, ed è la forma di comunicazione più istintiva e immediata che conosciamo. Comunicare è una necessità primaria dell’uomo ed esprime essenzialmente il bisogno di contatto, questo avviene attraverso tutti i nostri sensi: entriamo in contatto con la parola, con lo sguardo, attraverso l’olfatto, con il tatto, con il contatto fisico. Il linguaggio paraverbale è una delle forme di comunicazione più autentiche. Il corpo non mente! (R.Toro – Biodanza). L’espressione corporea rivela chi siamo veramente. Toccarsi è un modo istintivo, spontaneo e naturale di stabilire un contatto. La mano è lo strumento primario del tatto perché contiene più corpuscoli tattili di qualsiasi altra parte del corpo. Nella tradizione ebraica, la mano, YAD, è legata alla conoscenza “yada” significa “io conosco”, e vuol dire anche “io amo”. Gli ebrei considerano la conoscenza non una qualità intellettuale, ma un qualcosa che appartiene al sistema corpo- mente-anima, è una conoscenza sperimentale vissuta. È la conoscenza dell’amore. Il contatto è un bisogno primario. Le culture che hanno mantenuto un contatto con la natura e, quindi, con i propri istinti, mantengono inalterata la capacità di comunicare attraverso il corpo ed il contatto. In India ancora oggi le madri portano avanti una tradizione popolare antichissima di massaggiare il neonato guardandolo negli occhi.

In Oriente il massaggio era praticato e diffuso già 6.000 anni fa. In Africa centrale forse in epoca ancora più lontana. I popoli precolombiani (Inca e Aztechi) lo conoscevano mentre è in Occidente che, purtroppo, si afferma una cultura repressiva e mortificante nei confronti del corpo, fino a raggiungere nel MedioEvo livelli di estrema violenza e fanatismo (si pensi alle strage delle “streghe”, donne bruciate sul rogo solo per avere osato manifestare la propria natura istintuale). L’Oriente, in particolare l’India, continua ad essere la culla di una cultura che considera il corpo un tempio, e quindi sacro. In Europa si attraversano secoli di oscurantismo, ignoranza, repressione culturale , in cui il corpo è condannato all’oblio, represso e dimenticato. E’ solo alla prima metà del ‘900 con W. Reich che comincia a cambiare realmente qualcosa.

Wilhelm Reich è stato un medico e psicoanalista austriaco naturalizzato statunitense. Allievo di Freud, divenne noto per le sue ricerche sul ruolo sociale della sessualità, per i suoi studi sul rapporto fra autoritarismo e repressione sessuale.

Alcune sue teorie:

La corazza emozionale e muscolare

Con il termine di “corazza”, si indica l’ancoraggio bio-psicologico della repressione emozionale, o più semplicemente, come indica il termine stesso, lo scudo sia fisico che mentale dietro il quale la personalità (da “persona”, maschera) si nasconde per proteggere l’individuo. La corazza ha la tendenza a “fossilizzarsi” e a non evolversi seguendo lo sviluppo dell’individuo durante il corso della propria vita.

È in questa fase che la corazza cessa di svolgere il suo ruolo primario di difesa e si trasforma in una mera “zavorra” che limita la libertà e la felicità dell’individuo. L’equilibrio psichico garantito dalla corazza ha quindi un prezzo; in cambio ci protegge da quei traumi che non siamo riusciti a rimuovere e riduce l’ansia e la paura apparente. In verità una corazza molto sviluppata nasconde una profonda insicurezza interiore ed una forte sfiducia nell’ambiente esterno, percepito come ostile e pericoloso.

Costruzione della corazza.

Reich ritiene che la corazza inizi a formarsi già nella prima infanzia, come risposta del bambino ai limiti che gli vengono posti. A differenza delle successive teorie comportamentali, per Reich questo adattamento non è superficiale ma profondo; la corazza è un’utile “barriera al dolore”, il suo sviluppo è tendenzialmente legato alla quantità di sofferenza prolungata cui è esposto il fanciullo (flusso).

L’intensità del dolore invece può produrre più facilmente un trauma specifico ed una sua conseguente rimozione: quando questa intensità non è sufficientemente elevata, ma ha tuttavia carattere di continuità, ecco che nasce l’esigenza di proteggersi con una “struttura duratura” e non temporanea, in quanto la nostra psiche si attende che il dolore ritorni di continuo e non sia sufficiente eliminarlo “una volta soltanto”.

Quando il dolore si allontana, però, resta la corazza, a perenne memoria. A livello fisico le parti (muscolatura e sistema osseo) coinvolti sono soprattutto il torace e il diaframma (sede della respirazione), il collo e le spalle, la colonna vertebrale (ed in particolare la zona anale e la pelvica).

Eliminazione della corazza.

Anche se la corazza è una struttura psicofisica che tende a consolidarsi nel tempo, secondo molti è possibile almeno ridurre alcuni dei limiti che ci pone nella quotidianità.
Gli psicoterapeuti che si fondano sugli studi di Reich sono anche convinti assertori delle malattie psicosomatiche e ritengono che così come un dolore psichico può indebolire le difese immunitarie facendo ammalare il corpo, si possa percorrere il percorso opposto, mantenendo “sano” il corpo; in fin dei conti già gli antichi dicevano “mens sana in corpore sano”. All’epoca di Reich gli effetti benefici dello sport erano poco noti e si preferiva sottoporre i pazienti in terapia a massaggi stimolanti o rilassanti a seconda del problema psicologico.

Ad una forma di rilassamento fisico deve associarsi, secondo Reich, una forma di “liberazione mentale” mediante il rilascio a livello cerebrale di endorfine. All’epoca il sistema più noto (e semplice) per produrre le endorfine era l’orgasmo: qui si fonda, a torto o a ragione, l’importanza che Reich dava all’orgasmo e di conseguenza alla “liberazione dei costumi sessuali” al fine di rendere l’uomo più libero e consapevole della propria sessualità e dei legami tra una “sessualità repressa” e l’insorgere di patologie psicofisiche.

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