André Van Lysebeth 

Yoga in occidente - André Van Lysebeth

Le origini dello yoga sono antichissime: le prime tracce di questa pratica risalgono tra il 3000 e il 1800 a.C., nella valle dell’Indo, presso la civiltà contadina di Quetta e più tardi nelle cittadine di Harappa e Mohenjo Daro.

Negli scavi svolti in queste zone sono state rinvenute statuette e raffigurazioni sedute in posizioni yogiche, dimostrando probabilmente come lo yoga fosse già allora conosciuto e praticato.

Facendo un lungo passo temporale, arriviamo nella primavera del 1839, quando uno swami indiano di nome Vivekananda, viaggiando negli Stati Uniti per partecipare al forum Mondiale sulle religioni, cominciò a gettare il seme per la diffusione dello Yoga in occidente. All’epoca, però, fu attento a non fare uso della parola yoga e a non accennare alla pratica fisica dell’Hatha Yoga (a quei tempi considerato di cattivo gusto e non adatto a rappresentare il mondo dello yoga).

Quando Vivekananda scrisse la propria sintesi sullo yoga la pratica delle asana era fondamentalmente associata agli yogin. La povertà, poi, aveva trasformato gli hatha yogi in “artisti da strada” che si esibivano in contorsioni posturali e altre pratiche “magiche”. Questi yogin venivano spesso confusi con i fachiri e nel corso degli anni erano divenuti i rappresentanti di tutto quello che di erroneo si potesse sviluppare nel pensiero indiano. Le loro pratiche erano associate a comportamenti discutibili e alla superstizione.

Fu solo dopo la serie di conferenze tenute da Vivekananda in occidente che Swami Abhedananda, un suo discepolo, gli succedette come “testimonial” del pensiero indiano in America. Ma a differenza del proprio maestro, egli mise un enfasi  maggiore alla dimensione esoterica e iniziò a parlare di posizioni fisiche. Lo yoga dell’India, quindi, stava per incontrarsi con il movimento fitness che avrebbe permeato molta cultura occidentale nei secoli successivi. Difatti, le asana sono state (e sono tutt’ora) paragonate alle pratiche ginniche. Utilizzate in tantissimi metodi e allenamenti che mimano i movimenti naturali del corpo nell’ambiente (il functional training, il corpo libero derivato dall’antica Grecia etc).

Arrivando agli anni ‘70 del novecento, con il crescente “bisogno” di aumentare la propria conoscenza riguardo la pratica yoga, si capì che erano pochi i testi disponibili. Fra questi, sicuramente quelli che ebbero maggiore successo furono i testi scritti da André Van Lysebeth che, in modo semplice ma scrupoloso, presentavano a lettori ignari i benefici della pratica. Così in breve tempo le sue opere come Imparo lo Yoga e Perfeziono lo Yoga, tradotte in molte lingue, sono diventate veri e propri best-seller per un pubblico curioso di novità orientali. Per molti praticanti, l’approccio a quest’antica disciplina venuta dall’India è iniziato attraverso la mediazione, utile e fedele, di questo grande rivoluzionario che ha saputo parlare agli occidentali nel loro linguaggio rispettandone la mentalità senza mai tradire il senso profondo e le radicate motivazioni che lo yoga classico porta in sé.

André diede vita anche alla rivista Yoga, unica in quegli anni a essere pubblicata. Teneva corsi e seminari estivi in vari paesi come Belgio, Svizzera, Spagna e Italia.

Van Lysebeth iniziò a praticare yoga all’età di 26 anni. Dal 1949 fu allievo di Swami Sivananda dal quale riceveva istruzioni per via epistolare. Solo nel 1963, incontrò il suo maestro di persona a Rishiksh, India,  poco prima della sua morte. Sivananda gli conferì il diploma dell’Accademia ‘’Yoga Vedanta Forest”” di Rishikesh.

Van Lysebeth è stato anche uno dei primi occidentali a introdurre apertamente nelle sue lezioni l’educazione al tantrismo. Durante un convegno della Federazione Italiana Yoga una platea di oltre ottocento persone ha ascoltato rapita, in un’atmosfera meditativa, le nuove teorie sul Tantra e i vasti  orizzonti che questa filosofia lasciava intravedere. Per la prima volta si sentiva parlare di sublimazione, sacralità dell’atto sessuale come mezzo di evoluzione, di una visione nuova e trascendente della femminilità.

Ogni donna era invitata a riscoprire la sua intima sacralità per meglio definire non solo il suo percorso interiore ma anche il ruolo sociale. 

Proprio come oggi.

Joga Journal e ursulakopp.com

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