Charlie Chaplin

Attore e regista inglese (nasce il 16 Aprile del 1889 a Londra), Charles Chaplin è stato uno dei più grandi interpreti del cinema mondiale.

Cresciuto tra estremi disagi e in condizioni finanziarie precarie, Charles e il fratello maggiore Sidney trascorsero due anni fra collegi e istituti per orfani a Lambeth. Il padre morì quando Charlie aveva dodici anni e la madre, affetta da turbe mentali, venne ricoverata in un istituto presso Croydon, dove morì nel 1928.

Queste vicende non impedirono al piccolo Chaplin di apprendere proprio dalla madre l’arte del canto e della recitazione. I primi passi sul palcoscenico li mosse assieme a lei già all’età di cinque anni. 

La sua carriera artistica mosse i primi passi nel mondo del circo, dove si affermò come fantasista negli spettacoli itineranti di Fred Karno. Chaplin qui imparò le basi di quasi tutte le tecniche dei numeri da circo: acrobatica, giocoleria e le gag circensi del clown. Ben presto il giovane Chaplin divenne, insieme a Stanley Jefferson (meglio conosciuto come Stan Laurel) uno degli attori più apprezzati della compagnia.

Nel 1909 iniziarono le tournée all’estero: dapprima a Parigi e, due anni dopo, negli Stati Uniti. Proprio lì Chaplin fu notato dal produttore, attore e regista Mack Sennett, che nel novembre 1913 lo mise sotto contratto per la casa cinematografica Keystone e con il quale girerà le sue prime comiche.

Come nacque Charlot

Fu proprio Mack Sennett che, essendo a corto d’idee, un giorno chiese a Chaplin:

“Qui ci vuole qualche trovata, prova una truccatura comica, una qualsiasi”. 

Racconta nella sua autobiografia C.C.: “Non sapevo a quale truccatura ricorrere. Mentre puntavo verso il guardaroba pensai di mettermi  un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che tutto fosse in contrasto: i pantaloni larghi e cascanti, la giacca attillata, il cappello troppo piccolo e le scarpe troppo grandi. Ero incerto se truccarmi da vecchio o da giovane, poi mi ricordai che Sennett mi aveva creduto un uomo assai più  maturo e così aggiunsi i baffetti che, argomentai, mi avrebbero invecchiato senza nascondere la mia espressione. Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero  capire che tipo era. Invenzioni comiche  e trovate spiritose mi turbinavano incessantemente nel cervello. Quando mi trovai al cospetto di Sennet  assunsi l’identità del nuovo personaggio  e cominciai a passeggiare su e giù, tutto impettito,  dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui”.

Era nato così, tra il 1914 ed 1915,  Charlot, protagonista prima di decine e decine di brevi comiche, poi di lungometraggi  entrati nella storia del cinema. Il personaggio renderà Charlie Chaplin celebre in tutto il mondo. La sua giacchina lisa e stretta, i pantaloni troppo larghi, le scarpe abbondanti, l’inconfondibile bombetta ed il bastone di bambù sono rimasti indelebili nell’immaginario collettivo.

Regista di se stesso (ma anche sceneggiatore, musicista e produttore della maggior parte dei suoi film) Chaplin passa la sua carriera a perfezionare il suo straordinario personaggio.

Dopo aver realizzato ben 35 cortometraggi con la Keystone, nel 1918 decise di mettersi in proprio e passò alla First National, con cui fece ben dieci film (fino al 1923). Fu proprio la First National – grazie anche all’interessamento del fratello Sydney, ormai suo procuratore – ad offrirgli un ingaggio da un milione di dollari, cachet mai guadagnato prima da un attore.

Ma è del 1919 il grande passo: insieme al regista David Wark Griffith, a Mary Pickford e Douglas Fairbanks, Chaplin fonda la United Artists. Da allora in poi curerà da solo ogni fase della sua produzione cinematografica, attorniato da un gruppo di fedelissimi collaboratori.

La consacrazione come star avvenne nel 1921 quando diresse e interpretò Il monello, nel quale fece debuttare il piccolo Jackie Coogan. Una scelta azzeccata, anche perché Chaplin era talmente maniacale nel produrre i suoi film che il bambino doveva essere in grado di imitarlo perfettamente in qualsiasi azione o espressione. Chaplin era l’unico e supremo creatore dei suoi film: tutti concordavano nel dire che, se avesse potuto, avrebbe recitato tutte le parti. 

Alla fine delle riprese, Mildred chiese il divorzio. Temendo che gli avvocati di lei sequestrassero il film, Chaplin e alcuni fedeli collaboratori lasciarono la California: il film fu montato di nascosto in un albergo di Salt Lake City e in uno studio anonimo di New York. Uscì nel febbraio 1921 e fu, appunto, un enorme successo mondiale. Jackie Coogan a 7 anni divenne una celebrità mondiale ed ebbe una breve carriera di bambino-attore fino a 13 anni, quando si trovò al verde (i suoi guadagni furono amministrati male). La sua storia però portò al varo di una legge per la tutela dei giovani attori (decreto Coogan). Fu poi lo zio Fester nella Famiglia Addams. 

Chaplin, quindi, è ormai una star di livello mondiale. Personaggio pubblico, universalmente acclamato, affianca a una sfavillante vita pubblica un’intensa vita privata, che lo porterà al centro delle cronache rosa e non solo. Quattro matrimoni con la sopraccitata Mildred Harris nel 1918, con Lita Grey nel 1924, con la grande Paulette Goddard nel 1936 e infine con Oona O’Neill (figlia del grande drammaturgo) nel 1943: dieci figli (otto dalla sola Oona), numerose relazioni spesso burrascose.

Per quasi 30 anni, fino al 1952, Chaplin lavorò costantemente per la United Artists, e girò otto film, i più importanti della sua carriera. Tra questi, nel 1925, La febbre dell’oro, considerato una delle sue opere meglio riuscite.

Nonostante il sonoro si fosse ormai affermato definitivamente a Hollywood fin dal 1927, Chaplin non ne fu interessato sino alla fine degli anni 30; un particolare curioso per un artista che avrebbe enfatizzato poi con la musica i suoi migliori lavori. Girò infatti nel 1931 Luci della città, completamente muto e solo accompagnato dalla musica, e cinque anni dopo Tempi moderni, un altro capolavoro del cinema muto.

La presunta origine ebraica e le esplicite simpatie per le idee e i movimenti di sinistra lo posero sotto il controllo dell’FBI sin dal 1922, portandolo nel 1947 di fronte alla Commissione per le attività antiamericane. Così il 19 Settembre del 1952 (mentre era in viaggio per Londra), gli venne annullato il permesso di rientro negli USA. Nel 1953 i Chaplin si stabilirono in Svizzera, presso Vevey, e Chaplin rientrerà negli USA solo nel 1972 per ritirare un tardivo Oscar alla carriera.

Charles Chaplin morì a Vevey, in Svizzera, il giorno di Natale del 1977 e lì fu sepolto. Due mesi dopo la sua morte, il 3 marzo 1978, il suo corpo fu trafugato in un tentativo di estorsione ai danni dei suoi familiari. Il piano tuttavia fallì; i malviventi furono catturati ed il corpo successivamente recuperato nei pressi del lago di Ginevra.

Il lascito artistico.

Chaplin è a ragione considerato uno dei più grandi clown della storia. Ma la figura del clown è decisamente variegata, anche se, per rappresentarla, bisogna partire dalla coppia del Clown Bianco e dell’Augusto. Il Clown Bianco è la figura autoritaria, severa, precisa, in grado di fare e di riuscire in qualunque cosa; il suo classico costume lo vuole vestito di bianco e con il cappello a punta. Associato a lui c’è sempre l’Augusto, che è incapace, pasticcione e stralunato. E’ la figura più classica e tradizionale del clown, con gli abiti stracci, fuori misura e con le scarpe giganti. Anche se non vi sono costumi e trucchi visivi, tutte le coppie comiche (comprese quelle contemporanee) si rifanno a questo schema e a questa divisione dei compiti. Si pensi tra gli altri a Stanlio e Ollio, che molto bene impersonificano le suddette figure. Ed alla fine è sempre l’Augusto ad averla vinta e a far prevalere il suo approccio alla realtà, con la sua aria scanzonata e con il suo modo di fare impacciato, burlone e che non si connota sicuramente con quei requisiti di “serietà” che la società moderna richiede. Ci si chiederà, a questo punto, come potesse allora Charlot essere considerato un clown nel termine classico del termine, visto che non ha formato una coppia con nessun altro attore! Il grande regista russo Sergej Ejzenstejn dipana il dubbio: “In tutto il repertorio di Chaplin, il suo vero partner è un altro. Ancora più grande, più forte e più spietato. Chaplin e la realtà recitano a due, in coppia, tutta una serie di numeri da circo. La realtà si assimila al serio Clown Bianco. Essa appare intelligente, logica. Avveduta e lungimirante. E, alla fine, è lei che ne esce sconfitta, beffata, ridicolizzata. Il suo compagno puerile e giocherellone ha la meglio: Chaplin ride, spensierato, senza accorgersi di punirla col suo stesso riso” .

Questa sua capacità di vedere sotto un aspetto comico cose di fronte alle quali altri rabbrividiscono è chiamata, in un uomo adulto, infantilismo ma è sicuramente nel gioco che siamo totalmente liberi! Facciamo quello che ci piace e, indubbiamente, non potrebbe esserci per l’uomo sogno più bello di quello di essere libero. Ne consegue che riconoscere a qualcuno senso dell’umorismo significa riconoscergli al contempo capacità di giocare, cosa che a sua volta prova che egli ha spirito di libertà e spontaneità creativa.

Il Circo.

Questo film appare come un omaggio al meraviglioso mondo del circo, sempre in viaggio e sempre con l’obiettivo di divertire e di impressionare gli spettatori. E al centro di questo mondo vi è, ancora una volta, il clown. Sicuramente Chaplin è stato uno dei più grandi clown della storia, senz’altro il più grande nel cinema. Ma per interpretare questo ruolo non si è mai messo il naso rosso o i pantaloni a quadri grandi. L’abbigliamento e lo stile di Charlot si sono sempre richiamati al gentiluomo inglese, a chi, pur nella difficoltà e nella tempesta della vita che ci travolge continuamente, continua disperatamente a tenere alta la testa e a non perdere la sua dignità. 

Il Circo è stato il film che ha richiesto il periodo più lungo di lavorazione per Chaplin ed i suoi collaboratori. Vi dedica infatti 2 anni di lavoro, ma nonostante questo non viene mai citato nella sua autobiografia. Apparentemente, fino al ‘64 Il Circo è un film che Chaplin preferisce non ricordare, soprattutto per le circostanze che accompagnano le riprese: uno dei più sensazionali divorzi della Hollywood anni 20 (Lita Grey, i cui legali cercano di rovinargli la carriera e la reputazione). La produzione del film infatti si interrompe per 8 mesi. Inoltre ci sono molti altri intoppi: prima di iniziare le riprese, il tendone da circo viene distrutto da una tempesta. Alla quarta settimana il lavoro svolto risulta inservibile a causa di errori tecnici. Il 28 settembre 1925 un incendio distrugge set e attrezzature. I problemi ci sono fino alla fine: le carovane della scena finale vengono rubate da studenti che vogliono fare un falò (Chaplin arriva in tempo per evitare il tutto). 

Il 6 gennaio 1928 Il Circo è proiettato per la prima volta a New York, quando già il film sonoro iniziava a soppiantare il muto. Ma il film rimase quasi sconosciuto per 40 anni, fino a quando Chaplin si decise a distribuirlo nel 1969 in versione restaurata e con la nuova colonna sonora, che include la canzone di apertura cantata dal regista in persona. Con Il Circo Chaplin ottiene il primo premio all’Accademia (non si chiamava ancora Oscar) durante la prima cerimonia di consegna nel ‘29 per l’originalità e ingegnosità della sceneggiatura, della recitazione, della regia e della produzione. 

Fonti: Internet – Tesi di Roberto Toninelli.

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