Collegamenti emotivi.

Wilhelm Reich, il padre degli studi sulla somatizzazione, parlava di “corazza-armatura muscolare” per identificare un irrigidimento corporeo, associato o conseguente alla presenza di una barriera emotiva o psichica inconscia. La corazza è di per sé immobile o, comunque, non proprio adatta a movimenti fluidi. I nostri corpi, quindi, a partire dal viso, rischiano di rimanere fermi e privi di qualsivoglia emozione. Un pò per difenderci e un pò perché la nostra società, e la maggior parte delle religioni, impongono o consigliano il controllo delle passioni. Nel corso della vita diventa un gioco al ribasso, meno mi emoziono e meno mi muovo, meno mi muovo e meno mi metto in gioco. Tutto rimane dentro, nulla esce, e ne risente tutto il corpo, organi compresi.

Immettere, quindi, nella propria routine fisica un movimento libero che non sia necessariamente ginnico o performativo, shakerare il proprio corpo in totale libertà, potrebbe aiutarci ad alleggerire i nostri blocchi, a muovere lo scheletro, smuovere il sangue, gli organi, i muscoli…tutto. Si potrebbe partire dall’alto, dal nostro viso e, in particolare dall’articolazione temporo-mandibolare (ATM) che articola l’osso mandibolare con l’osso temporale (connette il condilo mandibolare con la fossa glenoidea del temporale). L’ATM svolge la funzione di articolare il movimento complesso della mandibola nei tre piani dello spazio, fondamentali per la masticazione e la fonazione. Si distinguono infatti movimenti simmetrici (apertura, chiusura, protrusione, retrusione) e asimmetrici (lateralità, masticatori e altri movimenti automatici).

Si distinguono inoltre dei movimenti limite, di contatto e liberi. I movimenti limite sono tutti quei movimenti che l’articolazione concede come estremi alla mandibola. I movimenti di contatto sono tutti quei movimenti che avvengono mantenendo un contatto fra i denti delle due arcate (protrusione, lateralità, retrusione). I movimenti liberi sono cosiddetti dal momento che sono compresi tra i due precedenti.

Le somatizzazioni di stati d’animo sulla muscolatura masticatoria sono molto diffuse  e, da un punto di vista energetico, la zona in questione è caratterizzata dalla presenza di meridiani importantissimi tra cui il meridiano dello stomaco, il meridiano dell’intestino tenue, il meridiano del triplice riscaldatore. Ecco, di conseguenza, come uno scompenso dell’apparato intestinale può riflettersi anche sul volto.

Il corretto funzionamento dello stomaco, per esempio, prevede la capacità di accogliere, di proteggere se stessi e di esprimere l’aggressività in modo costruttivo. Se si “digeriscono” i sentimenti verso l’interno piuttosto che verso l’esterno siamo in presenza di un processo autodistruttivo che corrode le pareti dello stomaco.

Michael D. Gershon, esperto di anatomia e biologia cellulare della Columbia University, parla di secondo cervello rappresentato dall’intestino che regola stress, ansia e tensione, svolgendo “importanti funzioni che si riflettono sull’intero organismo“.

Spiegava all’epoca l’esperto americano: “La teoria dei due cervelli poggia su solide basi scientifiche. Basti pensare che l’intestino, pur avendo solo un decimo dei neuroni del cervello, lavora in modo autonomo, aiuta a fissare i ricordi legati alle emozioni e ha un ruolo fondamentale nel segnalare gioia e dolore. Insomma, l’intestino è la sede di un secondo cervello vero e proprio. E non a caso le cellule dell’intestino producono il 95% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere“.

L’intestino, quindi, rilascia serotonina in seguito a stimoli esterni, come immissione di cibo, ma anche suoni o colori. Ma non solo: la serotonina è prodotta anche in base a input interni, come emozioni e abitudini.

Come spiega Gershon: “Questo neurotrasmettitore è come un direttore d’orchestra, che manovra le leve del movimento intestinale“. “La quantità di messaggi che il cervello addominale invia a quello centrale è pari al 90% dello scambio totale – sostiene il ricercatore – Per la maggior parte si tratta di messaggi inconsci, che percepiamo solo quando diventano segnali di allarme e scatenano reazioni di malessere“.

Discussioni in famiglia, un esame, rabbia e tensioni, dunque, si accumulano proprio nell’addome. Ad esempio, per Gershon, le farfalle nello stomaco durante una conversazione stressante o un esame sono il sintomo di come l’intestino assimila e digerisce anche le informazioni ed emozioni che arrivano dall’esterno.

Cervello e intestino, quindi, dialogano tra di loro in maniera più “confidenziale” di quanto possiamo immaginare. Il fulcro di questo dialogo sarebbe la serotonina, l’ormone che regola gli stati d’animo e le loro mutazioni. Le informazioni vengono inviate direttamente al sistema limbico del cervello, che le rielabora. Quando sono negative, e sono associate a stati di tensione e di ansia o di paura, allora il cervello invia all’intestino “l’ordine” di rilasciare altra serotonina per gestire il surplus emotivo. Una cosa che, però, ha delle ricadute sul funzionamento dell’apparato digestivo.

Tra i sintomi più comuni che avvertiamo a seguito di un’emozione generalmente negativa ci sono ad esempio gonfiore, crampi, stitichezza o al contrario diarrea. Risultati di una contrazione innaturale della muscolatura addominale.  Ma non è tutto. Tensione emotiva e soprattutto stress inducono a una iper-secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, che va a infiammare le mucose. Una condizione che a lungo andare può trasformarsi anche in gastrite.

Una contrazione della muscolatura addominale nella zona diaframmatica, invece, rallenta la digestione. Escluse tutte le altre cause che possono portare a disturbi digestivi o intestinali, quindi, un’ottima prassi per eliminare alla radice il problema potrebbe essere quella di lavorare sulle nostre emozioni, per imparare a gestirle e trovare altre valvole di sfogo che non siano necessariamente dentro di voi.

Tutto questo è collegato al chakra del plesso solare: Manipura che è collegato ai nostri sogni e ai nostri desideri, capace di governare l’autostima e il rapporto con le altre persone.

Per comprendere il significato completo del nome bisogna dividerlo in due parti. Manipura è una parola sanscrita dove Mani significa “gemma grezza” mentre pura sta per “città”.

Quindi lo si può definire come il chakra della città della gemma.

Questo chakra rappresenta l’unione della stabilità e del fluire, gli elementi dei primi due chakra. L’elemento al quale è collegato è il fuoco e il colore è il giallo. Si trova nel plesso solare, ovvero la parte dell’addome tra il diaframma e l’ombelico.

Manipura controlla l’apparato digestivo e la trasformazione non solo del cibo, ma anche della nostra vita. Alimenta il processo di rinascita e cambiamento.

Viene rappresentato attraverso un fiore di loto formato da dieci petali gialli sui quali sono scritte dieci lettere.

Dieci, come il numero delle nadi che danno origine al chakra. Al centro del fiore si trova un triangolo rosso con la scritta (e il suono) RAM e un ariete. Il rosso è il simbolo del fuoco mentre l’animale è il messaggero del signore del fuoco.

Se Manipura non è equilibrato i sintomi negativi che si potrebbero notare sono diversi: scarsa autostima, più insicurezza, una maggiore introversione e una sensazione di inadeguatezza durante le situazioni quotidiane.

I problemi che potrebbero affliggere il corpo invece sono relativi  al fegato, alla nausea, alla gastrite, all’ulcera e, in generale, ad una maggiore difficoltà nella digestione.

Come per gli altri chakra, le difficoltà possono apparire anche se il Manipura è troppo aperto sfociando in atteggiamenti arroganti, aggressivi, troppa sicurezza in se stessi, costante ricerca di potere e di auto-celebrazione per la necessità di coprire paure e insicurezze.

Un chakra equilibrato al giusto livello renderà più sicuri, forti e molto energici senza condizionamento dai giudizi degli altri; in grado di essere sempre all’altezza della situazione, senza incontrare difficoltà nella gestione di se stessi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *