E. Scola – J. Fashanu.

 

Voglio scrivere un omaggio a due grandi uomini. Il primo è il grandissimo regista Ettore Scola, scomparso nel 2016 all’età di 84 anni. Nato a Trevico (Avellino), classe 1931. Comincia la sua carriera come giornalista, collaborando con la rivista umoristica Marc’Aurelio (in cui lavora anche un diciottenne Federico Fellini che realizza disegni satirici, rubriche, vignette e le celebri “storielle di Federico” in più sequenze illustrate) mentre frequenta Giurisprudenza a Roma. Poi, dalla metà degli anni ’50, comincia a scrivere sceneggiature lavorando con Age e Scarpelli.

Esordisce alla regia nel 1964.

Scola è stato, attraverso i suoi film e le sue rare interviste, un maestro di vita; ha fatto parte di una generazione meravigliosa di artisti che ha saputo stravolgere l’arte nei minimi particolari. E’ stato un piacere ascoltarlo in televisione o leggere qualche sua conversazione su un giornale, ti faceva sempre piacevolmente riflettere. Certo, alcuni artisti si ammirano incondizionatamente e lui stesso diceva che loro, però, erano un capitolo chiuso, che bisognava andare avanti, liberarsi della loro ombra. Grande verità, intrappolati nel passato credendo che il presente sia pessimo e il futuro ancora di più.

Pagherei, però, oro per avere nel mio “palmarès” i suoi due film per eccellenza: C’eravamo tanti amati e Una giornata particolare.

 

Nel primo, bellissimo è il momento in cui Stefania Sandrelli, molti anni dopo aver tentato il suicidio perché lasciata da Vittorio Gassman, se lo ritrova davanti (lei, ormai, sta con l’amico Nino Manfredi) e le dice di averla sempre pensata e amata. Lei risponde: “Ma io no”. Stupendo!

Del secondo non ci sono parole se non quelle pronunciate da Marcello Mastroianni ad una fantastica Sophia Loren, qui invecchiata e malandata: “[…] Io non sono quel maschio virile che speravi. Sono un frocio. Frociooo! Così ci chiamano! Al biliardo di piazza Tuscolo, quando scoprivano uno come me, gli calavano i calzoni e gli ficcavano la stecca nel culo. Hai capito cosa gli facevano? E chi se ne fotte della portiera. Così lo sapranno tutti, finalmente, che l’inquilino del sesto piano è ricchione! E’ finocchio! E’ invertito!”.

Un film da vedere e rivedere, frasi da ascoltare e riascoltare soprattutto in questo periodo di diritti negati che portano alla sofferenza più grande di non essere accettati per quello che si è. Voglio ricordare, quindi, anche Justin Fashanu (a destra nella foto sotto), inglese di origini nigeriane, primo calciatore gay a fare coming out, prima di morire suicida nel 1998 lasciando scritto di non voler più imbarazzare amici e famiglia. Un uomo coraggioso che ha lasciato nella nipote Amal (figlia del fratello) la voglia di lottare contro l’omofobia nel calcio ammirando, senza se e senza ma, lo zio e il suo coraggio.

Quindi chiudo con una frase di Ettore Scola: “Voi che potete, giovani, fate l’amore. Potete girare la città, potete capire delle cose che non avete ancora capito, potete leggere una cosa che non avete mai letto senza farvi prendere dallo scoramento di tutto quello che non leggerete mai. […] Per ora non leggete niente, non leggete e basta, e invece alla mia età non leggere significa avere il rimorso di non avere letto. Anche i minuti sono preziosi, non buttate i minuti, basta un minuto che vi arricchisce di un anno la vita”.

Ecco, non perdiamo minuti in stupidi razzismi, in inutili battaglie ma godiamoci il mondo, le persone, l’amore.

Sarebbe bello.

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